LGBT corner

Rocketman = censure: tocca alla Malaysia

La censura nei confronti del biopic sulla vita di Elton John “Rocketman”, diretto da Dexter Fletche, non trova fine. 
Dopo la Russia, dove sono stati omessi 5 minuti di pellicola, ora è il turno della Malaysia. 

La versione mutilata in Russia 

Rocketman si è presentato alla proiezione preliminare del 30 maggio drasticamente multilato dal distributore russo. 
Tagliate fuori tutte le scene di uso di droghe e sesso gay. 
Il motivo è legato alla politica e alle legislazioni ferree nei confronti degli omosessuali. 
Elton John e i produttori non hanno tardato a far sentire la loro voce: 

La Paramount Pictures è stato un partner coraggioso e audace che ci ha permesso di creare un film che è una vera rappresentazione della straordinaria vita di Elton in tutti i suoi aspetti. Il fatto che il distributore locale abbia modificato alcune scene, negando al pubblico l’opportunità di vedere il film così come era previsto, è un triste riflesso del mondo diviso in cui viviamo, e di come possa essere così crudelmente inaccettabile l’amore tra due persone. Crediamo nella costruzione di ponti e nel dialogo aperto, e continueremo a lottare per abbattere le barriere finché tutte le persone non saranno ascoltate allo stesso modo in tutto il mondo.

Al loro fianco Natalia Zviagina, direttrice dell’ufficio Russia di Amnesty International:

Censurando ogni espressione d’affetto tra due esseri umani dello stesso sesso, questa versione mutilata del film insulta e disumanizza le relazioni omosessuali. Questa censura omofobica di un film su Elton John è tanto ridicola quanto insultante per le persone LGBTI e per chiunque nel paese che difende la dignità e la non discriminazione. I distributori dovrebbero prendere misure immediate per ripristinare tutte le scene cancellate del film.

La versione censurata in Malaysia

A nulla sono serviti gli appelli edulcorati nei confronti della libertà di espressione e contro l’omofobia in Russia, ma c’è di più. Appena la pellicola è sbarcata in Asia, sono arrivate nuove condanne e censure dalla Malaysia.

Non abbiamo bisogno di uno Stato Babysitter. Oggi i governi non possono controllare la rappresentazione della collettività Lgbt e dei singoli individui. Stanno pertanto combattendo una battaglia persa. 

Queste le dure parole di Sharaad Kuttan, critico d’arte e personaggio televisivo malese.

Purtroppo altre dichiarazioni vane, che si scontrano con quelle di Safaruddin Mohammad Al, responsabile del board dell’Unità nazionale di censura dei film, che non intende consentire scene a favore delle istanze Lgbtq. 

In Malaysia, paese a maggioranza musulmana, è ancora in vigore una pena detentiva che punisce i rapporti tra persone dello stesso sesso arrivando ad una reclusione fino a 20 anni.
Parliamo di 32 milioni di abitanti, fra cui molti hanno criticato aspramente sui social l’operazione di censura.

Chissà se qualche grosso colosso (magari Netflix) riuscirà in streaming a scavalcare i confini di queste barriere.
Noi ce lo auguriamo vivamente!